CTF – Adriano Prosperi ripercorre la storia delle confraternite ferraresi

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Al Cittàterritorio festival Adriano Prosperi ripercorre la storia dell’associazionismo
Confraternite ferraresi: spirito comunitario sotto controllo

17-04-2009

Le loro missioni spaziavano dal controllo delle vie d’acqua all’opera di soccorso e ricostruzione in caso di alluvioni, dagli interventi di assistenza durante le epidemie
alla cura delle anime dei condannati a morte. La storia ferrarese è costellata dalla presenza di confraternite religiose o di mestiere, che dalla prima età moderna
fino ai giorni nostri hanno operato a beneficio della comunità, guidate da uno spirito di fraternità. La loro vicenda, tra opere di bene e contrasti con i poteri
centrali, è stata ripercorsa questo pomeriggio da Adriano Prosperi, docente di Storia dell’Età della Riforma e della Controriforma alla Scuola Normale di Pisa,
nel corso di un incontro alla sala Estense, inserito nel programma del Cittàterritorio festival.
Un ruolo di grande rilievo nella storia dell’associazionismo ferrarese è stato svolto, come ricordato da Prosperi, dalle confraternite nate con l’obiettivo di
regimentare le acque e tenere sotto controllo le forze della natura, soccorrendo le popolazioni colpite da alluvioni o da altri aventi catastrofici. Ad esse tuttavia si oppose il
potere dei duchi d’Este che ne repressero l’autonomia, instaurando la propria autorità di controllo sulle acque e imponendo alla popolazione delle campagne un
sistema di pesanti corvée.
Stesso freno venne imposto dai signori di Ferrara anche alle confraternite religiose, promotrici, in diverse occasioni, di ondate di penitenza mirate a esorcizzare le epidemie. La
forza associativa che le guidava era percepita come una minaccia dai duchi della città, che si presentarono come caso singolare di controllo sulle confraternite e
accentramento nelle loro mani del governo della vita religiosa, specie nel caso del duca Ercole I. Ospitando a Ferrara Lucia Brocadelli da Narni, suora domenicana con il dono delle
stimmate, il duca pose infatti la città sotto la protezione di una santa viva, presentando se stesso come principe benefattore e benedetto dal cielo e tenendo in tal modo
sotto controllo l’animo associativo della comunità.
Malviste anche dal potere clericale le associazioni laicali, vennero sostituite già dal ‘400 dalle confraternite della dottrina cristiana e del santissimo sacramento,
che, prive di ogni autonomia, offrivano i propri servigi alle parrocchie. Ma alla mano del potere centrale non poté sottrarsi, ha ricordato in conclusione Prosperi, nemmeno
la Confraternita di Giustizia, nata nel ’300 per confortare e redimere le anime dei condannati a morte. Nel corso degli anni anch’essa infatti dovette abbandonare la
propria funzione originaria e piegarsi all’esecuzione dei compiti di organizzazione del rituale pubblico delle esecuzioni, assumendo la funzione di riscattare la violenza della
giustizia.



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