O forse è così che dovrebbe funzionare sempre. Per tutti. Non solo per chi rompe equilibri consolidati nei decenni. Ben vengano i carabinieri a controllare che tutto sia in regola.
Per tutti. Da tutti. Che non si trattasse di un’ispezione di routine lo si è capito subito dalla natura del blitz. Ecco i destinatari delle visite dei Nas: la Lega nazionale per la
difesa del cane (diretto interessato il vicepresidente nazionale Pino Gatti), canile di Ceppaloni; l’associazione Aipa di Atripalda, canile comunale di Atripalda; l’Associazione zoofila
salernitana, canile comunale di Salerno; associazione Una di Pontecagnano, canile “C. Longo”; Lega nazionale per la difesa del cane, canile ubicato a Eboli su proprietà del Comune
di Salerno. La dottoressa Stefania Siano, consulente dell’assessorato provinciale per la Tutela animale (il cui assessore, Cardalesi, è stato di recente premiato a Mercato S. Severino
per l’attività a favore degli animali, ndr) è coinvolta in prima persona nel ! sequestro amministrativo del canile del comune di Salerno e commenta laconicamente così:
«Ce lo aspettavamo. È triste pensare che sia però una replica che passa attraverso le istituzioni. Una vicenda che, per sua natura, acquisisce contorni diversi rispetto ad una
normale ispezione». Una frase che dice tutto. E che si aggiunge ad un episodio consumatosi proprio nei giorni scorsi mentre lei stessa, con il vicepresidente della Lega del cane, alla
presenza della dottoressa Milani, dell’Asl Salerno 3, stava ritirando undici cani come previsto dai piani di svuotamento del sottosegretario Martini. «Siamo stati vittime delle ennesime
resistenze di Cafasso (il padre del titolare, ndr). La veterinaria dell’Asl è stata aggredita verbalmente e fisicamente poiché ci veniva impedito di far uscire i poveri animali.
Mi sono recata alla stazione dei carabinieri di Ogliastro Cilento per raccontare i fatti. Ma quel che più mi ha spiazzata è stata la reazione impassibile della Polizia provinc! iale
che, presente, non ha mosso un dito. Nemmeno quando hanno visto u n operaio trasferire le deiezioni dei cani in un luogo non pertinente sotto il profilo igienico. Poiraccontai carabinieri hanno
chiamato telefonicamente Mauro Cafasso e questi ha dato disposizione perché i cani ci venissero consegnati. Gli altri cani ancora dentro sono gravemente malati e nessuno presta loro
cure». D’altra parte è rimasto alla storia: «A Cafà, non te preoccupà, chesti poi se ne tornano a ’RRoma». Un amico consolava Cafasso “il
vecchio”, e lo rassicurava, raccontano le cronache dei presenti, che la visita ministeriale in corso degli ispettori inviati dal sottosegretario Martini a febbraio, sarebbe stata una visita di
cortesia. Come le altre che avrebbe potuto ricevere, o forse non ricevere, dalle autorità locali. Tanto, lì è “tu t ta p po s to ”. Diversamente, non si spiegherebbe
il perdurare della vita e della morte nel canile in cima alla montagna, lontano dagli uomini, nel più desolato cucuzzolo anti-adozioni d’Italia, dove impera, anziché un Cristo in
cro! ce sulla cima, il campanile dell’inceneritore, il bancomat dell’af fare. Invece, raccontano sempre le cronache locali, le prima parole che pronunciò l’ispettore appena
uscito: «Con tutto il dovuto rispetto, mai vista così tanta merda in vita mia». Stato di Cicerale, Campania ridens.

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