Giorgio Canali & Rossofuoco al Renfe

*FROM ESTENSE COM QUOTIDIANO ON LINE DI FERRARA

IL 9 4 2009 ultima data della rassegna Indie Thursdays presso il circolo ARCI Renfe. Sul palco Giorgio Canali & Rossofuoco, che hanno presentato in anteprima il loro quarto piccolo capolavoro “Nostra Signora Della Dinamite”.

Nell’occasione, è già disponibile il nuovo cd, con una settimana di anticipo rispetto all’uscita ufficiale, fissata per il 17 aprile.

Ha aperto la serata il giovanissimo ferrarese Margaret Lee, al secolo Giacomo Marighelli.

Non è semplice trovare le parole per descrivere e ripercorrere una carriera celebre e sterminata come quella di Giorgio Canali, musicista romagnolo trapiantato a Ferrara, “nemmeno lui sa come nè perché”.

Musicista viscerale, che – parola sua – “negli ultimi 20/30 anni ha contribuito, assieme a un po´ di amici e ‘nemici’ a fare la storia del rock in Italia”. Affermazione che, peraltro, non fa una piega, basti pensare agli esordi come voce in alcune band punk come i Potemkin; alle primissime sperimentazioni con le nuove tecnologie elettroniche come il protocollo MIDI nei Politrio (1986); alla militanza, di volta in volta come tecnico del suono, chitarrista e colonna portante, in gruppi del calibro di C.C.C.P., C.S.I. e P.G.R (prossimi anch´essi alla pubblicazione di un album, quello “definitivo” a detta di Giorgio) dopo esperienze al mixer con Litfiba e PFM tra gli altri; alla parentesi d´oltralpe, in cui adotta il francese come lingua e crea un sodalizio con Noir Désir e Corman & Tuscadu in termini di tour e collaborazioni in studio; alla sua più recente attività di produttore artistico e “talent scout”, che lo ha portato a collaborare con realtà quali Verdena, Bugo, Tre Allegri Ragazzi Morti, Marlene Kuntz, Timoria, Virginiana Miller, Zen Circus, ecc. e a favorire l´esplosione del talento ferrarese Vasco Brondi alias Le Luci Della Centrale Elettrica.

Parallelamente a tutto questo, dal 1998, scorre la sua carriera solista, iniziata con “Che Fine Ha Fatto Lazlotòz” e proseguita in compagnia dei Rossofuoco, non una band di meri esecutori dal vivo, ma un gruppo coeso di musicisti che apportano la loro impronta creativa inconfondibile in studio già dal secondo album “Rossofuoco” del 2002. Ne fanno parte Claude Saut al basso, Luca Martelli alla batteria e Marco Greco alla chitarra.

Entrambi i dischi si suddividono tra cantato in italiano e in francese, che evidentemente ancora influenza la vena compositiva di Canali (il primo lavoro viene pubblicato anche in Francia col titolo di “1000 Vietnam”), e esprimono emozioni primordiali e contrapposte, come la rabbia e la dolcezza, la violenza e il sentimento romantico.

Queste caratteristiche ritornano nel terzo lavoro, del 2004, conosciuto come “Giorgio Canali & Rossofuoco”, anche se il titolo originario è “V”,la freccia rossa rivolta verso il basso che si staglia in copertina su sfondo bianco, iconografia eloquente di presa di coscienza sociale, anch´essa prerogativa di Canali e molto spesso sorgente della rabbia espressiva presente nei suoi testi.

Rabbia che torna prepotente in “Tutti Contro Tutti” datato 2007 e licenziato da “La Tempesta”, così come il suo predecessore. Un lavoro, questa volta, di aspra critica sociale, suscitata da alcuni (male)fatti di cronaca che hanno visto come protagonista anche la città di Ferrara.

L´aspetto strumentale non va comunque sottovalutato nei suoi lavori, mai banale nelle soluzioni e capace di adattarsi a diversi generi (rock-blues, punk) passando da momenti d´accompagnamento a vere e proprie sfuriate sonore compatte ed aggressive.

È proprio per affiancare Le Luci della Centrale Elettrica in un lungo e riuscitissimo tour nei club italiani, templi di quel mitico mondo underground in cui aleggia volutamente da quasi dieci anni, che Canali ha tenuto in serbo il quinto capitolo di questa storia, quarto con i Rossofuoco, finalmente venuto alla luce e presentato da Giorgio e la sua band – in esclusiva e in anteprima – nella venue più rappresentativa della città che lo ospita, e cioè il palco del Renfe di Ferrara.

Un disco, questo “Nostra Signora Della Dinamite”, che si rivela in molte parti più poetico e accattivante del solito, ma dove le numerose ballate non spazzano via quel sentimento rabbioso che contraddistingue Canali da sempre, ma lo rivestono di una patina di dolcezza e morbido disincanto, con il suono di un violino chiamato a ricreare questo effetto dal vivo.

Un ennesimo capolavoro, sfornato dieci anni dopo il primo, un´altra fotografia di un mondo che in dieci anni, secondo Giorgio, “ha continuato a fare finta di cambiare, rimanendo lo stesso schifo di sempre”.

Ha aperto la serata Margaret Lee, pseudonimo che cela un giovanissimo ferrarese in giacca amaranto, alle prese con testi criptici, chitarre noise e distorsioni varie sparate ad altissimo volume.

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