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L’urbanista sinoamericano Tunney Lee ha racconanto come un villagio della Cina in 30 anni si sia trasformato in una megalopoli
Il grande balzo di Shenzhen

17-04-2009

La città cinese di Shenzhen dal 1979 ad oggi ha subito una radicale trasformazione: da un villaggio rurale con 50 mila abitanti è diventata una città di 12
milioni di persone. Tunney Lee, oggi professore emerito del MIT, ma nato proprio in quel villaggio ha tenuto oggi una straordinaria conferenza all’interno del ciclo Racconti di
città. “Ho un grande debito – ha esordito subito dopo la presentazione di Francesca Leder – con l’Italia e con maestri come Pier Luigi Nervi, Bruno Zevi e
Giancarlo De Carlo”, per poi passare a illustrare il grande balzo di Shenzhen. Era un piccolo villaggio rurale ai margini dell’impero cinese, attività prevalente la
coltivazione del riso. Insomma una comunità agricola come tante altre in Cina, ma con un destino segnato dalla sua vicinanza a Hong Kong. La svolta arriva alla fine degli
anni 70 quando con la riforma economica il governo cinese vara le zone a economia speciale e tra queste c’è anche Shenzhen.
Lo sviluppo arriva vorticoso e si muove in tutto il paese, sono gli anni in cui Deng Xiao Ping costruisce una delle più rilevanti potenze economiche del paese. Il connubio
tra Hong Kong e Shenzhen si rafforza: la prima – illustra Tunney Lee – è una sorta di front office con il management e l’apertura all’esterno , la seconda
è il cuore industriale che produce orologi, compenenti elettroniche, stampe ad olio.
Shenzhen è la città dai grandi contrasti. Uno per tutti: produzione in serie di disegni ad olio e avanguardie artistiche convivono l’una affianco
all’altra.
La velocità del cambiamento è stata sbalorditiva. E’ aumentato il benessere, ma anche il degrado ambientale e la disparità sociale. Non solo. Oggi anche
qui è arrivata la crisi economica, la fabbriche chiudono e la gente se ne va. Shenzhen è davanti ad un bivio drammatico, cambiare natura ancora una volta o svuotarsi.
Anche il governo cinese ha realizzato un pacchetto di misure per stimolare l’economia puntando sulle infrastrutture, su una riforma sanitaria, su la costruzione di case per
coloro che hanno redditi più bassi. Ci sono quindi le premesse per pianificare un cambiamento e questa è un’ottima occasione per mettersi al lavoro. Da qui
l’idea del MIT di progettare per Shenzhen un quartiere sostenibile che tenga conto di alcune tendenze di medio periodo: una popolazione che da migrante diventa stabile, quindi
con più nuclei famigliari e anziani attivi; meno disparità socioeconomica, più servizi e maggiore attenzione alla mobilità, non trascurando la protezione
ambientale! e il problema dello smaltimento dei rifiuti. Alcune soluzioni valorizzano i sistemi naturali esistenti nel territorio, come gli antichi canali d’acqua che possono
essere dare vita ad una fitta rete di comunicazione sorprendentemente efficiente, mentre un sistema di piste ciclabili riannoda lo spazio aperto tra città e montagne
circostanti.
Insomma il destino di Shenzhen è quello di cambiare ancora una volta pelle e ancora più velocemente di prima.



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